In questi giorni un’indagine Aidp (Associazione per la direzione del personale) evidenzia dati significativi in merito alle dimissioni volontarie dalle aziende. Questo fenomeno riguarda non soltanto i giovani, ossia le persone tra i 26 e i 35 anni, ma anche quelli che sono considerati, da un punto di vista aziendale, i meno giovani, le persone che vanno dai 36 ai 45 anni.

Alla base di quello che potremmo definire un vero e proprio esodo, ci sono diverse motivazioni che hanno però tutte uno stesso denominatore comune: la volontà di trovare soluzioni lavorative più adeguate per stabilire un equilibrio sostenibile tra lavoro e privato. Quante volte abbiamo sentito dire da colleghi, amici, parlando del proprio lavoro “sono saturo”.

Ma cos’è la saturazione, in chiave psicologica, secondo il dizionario? “Uno stato di avversione emotiva verso una azione ripetuta continuamente in un contesto invariato e duraturo”.

Questa situazione “mi porta al colmo” e colmandomi “mi mette contro”. Comincio a provare avversione. Colmo di qualcosa,  di una situazione, di una condizione che, sopporto.

Ma quanto diventa difficile lavorare, essere produttivi e, soprattutto,  collaborare quando la sopportazione diventa il mio stato d’animo ricorrente?

Quale può essere l’antagonista della saturazione e della conseguente sopportazione? Cosa può porre freno a quella condizione che porta alla riduzione di creatività, di disponibilità, di confronto?

Il noto psicanalista C.G. Jung riguardo i due opposti – saturazione e pienezza – dice: “Gli esseri umani dovrebbero capire che la propria vita per essere pienamente realizzata non ha bisogno della perfezione, ma proprio della pienezza. Del sentirci colmi di soddisfazione di noi e del qui ed ora in cui siamo. E questo lo dobbiamo costruire con una consapevolezza individuale, che ci farà sentire soddisfatti della modifica che abbiamo messo in atto e che ci ha portato alla propensione emotiva, invece che alla avversione emotiva”.

Quale sarebbe la risposta oggi, alla domanda di Sant’Agostino, ”Quid Animo Satis?

Sarebbe la stessa di qualche anno fa?

In questi ultimi mesi i concetti di pienezza, certezza in molti casi sono stati stravolti e tante sono state le considerazioni e le ri-considerazioni che abbiamo fatto sul nostro modo di vivere, le nostre priorità, lo spazio da dedicare a noi e quello da dedicare al mondo che ci circonda.

Per molti, come abbiamo visto prima, la costruzione della consapevolezza individuale è partita dal cambiamento della propria situazione lavorativa.

Un primo passo per tornare alla pienezza e abbandonare la saturazione?